domenica 24 luglio 2011

venerdì 15 luglio 2011

MANOVRA E PRIVILEGI


Partiamo da un articolo letto sulla rassegna stampa del governo. Il ministro Rotondi afferma che la gente detesta "il politico", e al politico non rimane che fregarsene e monetizzare: "se vogliamo stare in sella dobbiamo coccolare i parlamentari….".
Ma come? L'Italia diventa un Pigs agli occhi di tutto il mondo e l'unica cosa che esce dalla bocca di un ministro è che bisogna dare il contentino a chi siede in Parlamento??

Ma no, Rotondi è un DC e parla così perché gli è stato insegnato così..
Poi oggi sempre su Libero ti trovi che la manovra fa fulmini e saette e non taglia gli stipendi agli onorevoli, e spiega anche come (anche se a dire il vero per chi fa l'imbianchino o il magazziniere è come al solito difficile da comprendere).

C'è anche chi giustifica questa mossa, uno dice che il parlamento ha una sua dignità e che bisogna mantenerla; un altro dice che per fare bene il lavoro di senatore bisogna essere giustamente remunerati.

Ma a quelli che credono ancora nei propri ideali politici, chi si mette il braccialetto dell'orgoglio padano, chi usa il proprio tempo libero per cercare di portare avanti quelli che sono gli ideali del federalismo, noi che facciamo la tessera, che appoggiamo tutto questo, cosa gli raccontiamo?

In questo momento il dubbio sta assalendo la maggior parte delle persone che hanno un occhio sulla politica nella speranza di riuscire a cambiare strada; chi fa politica di mestiere e tenuto a rispondere ad una domanda.
Cosa rispondiamo a chi sostiene pubblicamente la Lega quando ci chiede perché siamo d'accordo - abbiamo votato si - sul mantenere così alti gli stipendi di chi fa il parlamentare? La Lega non vuole diminuire i costi della politica?

Indipendente da come la si pensa bisogna però schiarire un po' l'orizzonte perché il male peggiore del quale può soffrire una comunità è la mancanza di comunicazione all'interno della comunità stessa. Uno stato non esiste se le persone che lo formano non riescono ad interagire tra di loro all'interno di ragionamenti e azioni costruiti e attuati insieme.

Non su tutti i quotidiani si parla di quella norma che dovrebbe salvaguardare il salario dei poltronati, anzi a dire il vero sembra che questa faccenda stia passando un po' di nascosto, sia da parte del partito della carta stampata, sia da parte del partito delle sedie a semicerchio.
Ma perché? Se un provvedimento viene preso un motivo ci sarà pure, se una legge viene fatta ci deve essere un perché. Gli italiani, del Nord e del Sud, non hanno diritto di conoscere le motivazioni delle leggi che vengono di diritto e di dovere imposte loro?

Non è necessariamente detto che lo stipendio di un deputato o di un consigliere regionale sia troppo alto, "fare politica" cioè fare accordi per raggiungere soluzioni giuste, non è così semplice come può sembrare. A questo punto la domanda che bisogna porsi non è più se lo stipendio è alto, ma diventa "Sapete cosa fa un politico per portare a casa lo stipendio?", senza questa premessa è totalmente inutile giudicare l'adeguatezza o meno del salario.
Andiamo avanti nel ragionamento con un'altra domanda: "E' possibile sapere se il salario è adeguato?"; c'è chi direbbe che se lo stato va male il politico ne è responsabile, eppure sembra che la crisi abbia dimostrato totalmente il contrario, l'economia italiana sta in piedi perché esporta, se l'estero non compra più il governo - che governa l'Italia e non l'estero - non è che può farci molto.
Inoltre la visione che il cittadino comune ha sul mondo politico non è diretta e reale, è un sunto di quello che dicono i media, di quello che si legge on line e di quello che si dice nei bar. E questo porta alla prima domanda: "Sapete davvero cosa fa un politico?"

Adesso possiamo tornare al punto di partenza per chiudere il cerchio, la malattia più grossa che una società può avere è l'incapacità di chi ne fa parte di poter comunicare con gli altri. L'impressione è che questa malattia, sia cresciuta a dismisura in Italia, complice l'evoluzione della comunicazione virtuale; nessuno spiega in modo scolastico - elementare come siamo tutti noi, non accademico - il perché delle decisioni prese, a partire da quelle già esistenti e dietro le quali più o meno tutti si nascondono.
Inoltre non è del tutto sicuro che noi scolari siamo ben contenti di imparare, la stampa ci sbatte in faccia questa situazione tutti i giorni, vende di più un giornale che parla di tette e culi, anche autorevoli, piuttosto che uno che spiega cos'è l'indennità di carica o che spiega il sistema pensionistico italiano.
Questa è la mancanza di comunicazione. Gente che non ha voglia di spiegare ad altra gente che non ha voglia di capire.

Rotondi ha tremendamente ragione quando dice che i poltronati bisogna tenerseli buoni, sono loro che votano o meno la manovra economica.
Agli occhi di un operaio i 20 mila euro che più o meno percepisce un onorevole sono un furto ai danni dei cittadini comuni. Ma per Tremonti, che fermerà la crescita del debito italiano, sono briciole. E' questo che non viene spiegato alla gente, certi onorevoli ce li troviamo seduti li perché li sono riusciti ad arrivare, perché qualcuno li ha voluti e li ha votati. Fanno parte del parlamento e in quanto tali hanno circa un millesimo di voce in capitolo su quella che deve essere la manovra.
Certo che sarebbe più bello se tutti gli onorevoli prendessero mille euro al mese e riuscissero a creare il sistema di governo più efficiente del pianeta. Però non è così, in democrazia la gente viene votata e se qualcuno si siede in parlamento è perché ci sono migliaia di persone che lo hanno voluto.

Paolo